"Un bel dì vedremo
levarsi un fil di fumo
sull'estremo confin del mare.
E poi la nave appare.
Poi la nave bianca
entra nel porto...
romba il suo saluto.
Vedi? È venuto!"
Quando lessi la prima volta il libretto della Butterfly avevo circa 8 anni.
Me ne stavo lì, seduta sul parquet davanti al giradischi, il mio volto di bimba riflesso sulle ante lucide di ciliegio del grosso mobile, e passavo le ore a rovistare tra i vinili di mia madre. Starnutivo tra la polvere e mi chiedevo perché Patty Pravo non avesse le sopracciglia.
Una volta la mia attenzione venne attratta da un cofanetto rosso con sopra scritto "Madama Butterfly". All'interno un grosso disco e un libretto un po' ingiallito.
Lo lessi distrattamente senza capirne il significato. Ora conosco tutte le arie di Puccini più famose a memoria.
Madama Butterfly è una tragedia in tre atti ambientata in Giappone, per l'esattezza nel porto di Nagasaki (oggi tristemente famosa per il bombardamento atomico).
Il libretto è tratto dall'omonimo racconto di John Luther Long, dal quale il commediografo David Belasco creò un travolgente dramma al quale Puccini assistette nel 1900 a Londra. Dopo aver visto la rappresentazione, Puccini decise di riprodurre l'opera concentrandosi su quella misteriosa e affascinante figura orientale: la geisha.
Egli compose le sue arie senza essersi mai recato in Giappone, raccogliendo tutte le informazioni possibili, in particolare grazie all'aiuto dell'attrice giapponese Sada Yakko e alla moglie dell'allora ambasciatore nipponico in Italia.
La stessa cosa è successa a me, ho nutrito per anni il mio amore per il Giappone raccogliendo notizie ovunque e studiando seriamente la lingua, potendomi recare per la prima volta nel Paese del Sol Levante solamente questa estate.
La prima, disastrosa rappresentazione della Butterfly avvenne il 17 febbraio 1904 al Teatro della Scala a Milano.
Il pubblico non capì la delicatezza del dramma e, solo dopo diverse rielaborazioni, l'opera venne finalmente riproposta.
Il dramma racconta della tragica storia d'amore tra il tenente della Marina degli Stati Uniti Benjamin Franklin Pinkerton e la giovanissima geisha Cho Cho san (che in giapponese significa appunto farfalla), figlia di una famosa e ricca famiglia di Nagasaki, caduta in disgrazia dopo il suicidio del padre. Il tenente Pinkerton, follemente attratto dalla bellissima geisha, decide di sposarla per gioco e per appagare i suoi capricci ma con rito giapponese, lasciandola solo un mese dopo per tornare alla sua vera vita in America, con la falsa promessa di ritornare da lei "a primavera, quando i pettirossi fanno il nido".
Bellissima l'aria "Addio fiorito asil", dove il tenente canta il suo addio con il rimorso nel cuore. Prima di partire, Pinkerton ci rivela di amare sinceramente Butterfly, ma non può più sottrarsi al suo destino.
Butterfly persiste nel suo amore senza mai ascoltare le parole della sua fedele dama Suzuki, ne' quelle del console americano Sharpless che conosce tutta la verità.
Malgrado la totale assenza di notizie, lei lo attende fiduciosa per tre lunghi anni, ignorando una proposta di matrimonio che potrebbe riportarla a una vita agiata e continuando a sperare di vedere un giorno spuntare un fil di fumo sul mare. A tal proposito, ascoltate l'aria "Un bel dì vedremo...".
È durante un dialogo tra la geisha e il console che scopriamo il vero motivo per cui Cho Cho san non può dimenticare Pinkerton. Ella infatti gli mostra un bimbo biondo dagli occhi azzurri.
Il sensale Goro, dopo aver assistito alla scena, corre a raccontare a tutti che non si sa di chi sia figlio il bimbo.
Suzuki lo scopre e lo trascina davanti alla sua signora e, proprio mentre lei sta per pugnalarlo si sente in lontananza un colpo di cannone: è la Lincoln, la nave di Pinkerton.
Butterfly impazzisce dalla gioia e ordina a Suzuki di preparare tutto per l'arrivo del marito.
Ascoltate il brano che descrive questo momento, il Flower Duet. La potenza delle voci e la musica trascinante, crederete anche voi di impazzire insieme a Butterfly.
Come farei per un romanzo giallo, non vi racconterò il finale.
Spero di aver suscitato in voi almeno la curiosità di sapere come andrà a finire.
Se vi è possibile vi consiglio di procurarvi un'edizione della Butterfly, possibilmente cantata dalla divina, Maria Callas, e, libretto alla mano, ascoltate l'intensità dell'epilogo.
Pensate alla vostra geisha che, struggente d'amore, aspetta il suo tenente e, sardamente ostinata, ignora la dura realtà :)
January 26, 2007
プッチーニの過ちだ。Tutta colpa di Puccini.
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