Vi riporto un paragrafo di un articolo letto ieri sul Corriere della Sera online, che potete leggere interamente qui.
Si tratta di un'intervista a Myint Wai, militare ai tempi della repressione del 1988 e oggi esule in Thailandia. «Mille di noi preferirono unirsi alle proteste. Fuggimmo di notte, destinazione Rangoon, ultima tappa prima dell’esilio qui in Thailandia». Un gesto dettato da un senso di giustizia che allora molti militari avevano maturato da soli. «Sapevamo cosa era giusto e che cosa era sbagliato. Uccidere, per quanto ce lo avessero insegnato fino alla nausea, rimaneva una cosa orribile per molti di noi. I soldati che sono sulle strade in questi giorni hanno ricevuto ben altre lezioni: loro non mostrano scrupoli».
Preghiamo affinché stavolta i soldati "illuminati" siano molti di più.
A seguito delle notizie estremamente preoccupanti sulla violenta repressione delle manifestazioni in corso in Myanmar, la Amnesty Italia ha indetto due sit-in:
ieri 28 settembre a Roma (dalle 17.30 di fronte all'Ambasciata di Myanmar, via della Camilluccia 551) e oggi sabato 29 a Milano (dalle 16.30, piazza della Scala).
Ricordo a tutti coloro che volessero aderire all'iniziativa di indossare qualcosa di rosso, in segno di solidarietà ai monaci birmani che stanno lottando armati solo della propria preghiera contro questa terribile dittatura. I militari birmani stanno sparando sui manifestanti, il numero dei morti è altissimo, e tra loro c'è stato anche un fotoreporter giapponese.
Kenji Nagai san (長井健司さん) ha donato la sua vita per la libertà di informazione.
Questo blog ha osservato un giorno di silenzio in sua memoria.
FREE MYANMAR
September 28, 2007
FREE MYANMAR
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Non potrò esserci ma supporto in pieno!
ReplyDeleteAnche se non sarà servito a nulla, ieri ho indossato una camicia rossa poiché odio le prepotenze di qualunque genere e ritengo la libertà di manifestare il proprio pensiero un diritto basilare!
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