August 05, 2008

Geiko per un giorno. Ricordi giapponesi.


Londra, agosto 2002. Con ancora il fiatone dopo aver corso per non perdere il treno, sprofondai nel morbido sedile di velluto viola e valutai se fare un pisolino oppure estrarre dalla borsa il mio nuovo libro, "Memoires of a Geisha". Ogni mattina eravamo in tanti a salire su quel treno delle 6 e 18, tutti più o meno assonnati e una dura giornata di lavoro davanti a noi. Ma io avevo i miei libri a tenermi compagnia, e da sempre le prime ore di sole sono per me le più dolci per sognare a occhi aperti e risolvere i rompicapo della mia vita. Optai per il libro e mi immersi nella lettura, le labbra rosse della copertina riflesse nel finestrino rigato da un paesaggio di mattoni rossi e cielo grigio fumoso, ogni tanto una banchina e dei visi nuovi. Mi immersi in un mondo sconosciuto e lontano e giurai a me stessa che un giorno sarei andata a Kyoto.

Tokyo, settembre 2006. È venerdì, sorrido e penso "thanks God it's friday".
Sono in Giappone, studio nell'accademia dei miei sogni e sto per salire su un treno superveloce chiamato Shinkansen. I miei genitori giapponesi mi hanno consigliato di non guardare troppo vicino dal finestrino, potrebbe venirmi la nausea. Ma con il pancino pieno dopo un teishoku menu (menu fisso) in un ristorantino della stazione di Shinagawa, sono in pace con il mondo e mi concentro per trovare il binario giusto. Niente di più facile in Giappone, dove tutto è scritto nel posto giusto e ben leggibile. Mentre aspetto il mio Nozomi Shinkansen delle 13.58 passa un fulmine sul mio binario e realizzo che sto per salire su un missile interplanetario.

Dopo circa due ore di viaggio una voce calma e suadente ci annuncia che stiamo per fermarci nella stazione di Kyoto. La stazione è nuovissima, luminosa e pulita, ai lati del grande corridoio caffetterie e negozietti vari, gente che si muove tra le vetrine e annunci in giapponese che riecheggiano nello spazio. Davanti a me le uscite elettroniche e la mia amica A-chan che sorride sotto un cappellino colorato e agita il braccio. Mentre ci avviamo verso l'uscita principale dalle grandi finestre traspare un cielo azzurro solcato da grattacieli e il nostro chiacchiericcio si mischia a quello della folla che si muove intorno a noi.
Rispetto a Tokyo la gente di Kyoto sorride e parla a voce più alta, le signore ridono con gusto e nell'aria c'è profumo di natura. Attraversando la città con il taxi mi rendo conto che i grattacieli intorno alla stazione sono solo un paravento che nasconde una distesa di casette dai tetti spioventi e stradine lastricate, a est montagne ricoperte di verde smeraldo.
Dopo aver percorso un lungo viale attraversiamo un ponte e capisco che stiamo entrando a Gion, quello che ancora oggi è famoso in tutto il mondo come il quartiere delle Geiko di Kyoto: qui nacquero le più famose case da tè giapponesi e dalla fine del sedicesimo secolo anche diversi teatri Kabuki, rendendo il luogo un paradiso dei divertimenti. Nell'immaginario occidentale, la "Geisha" viene purtroppo ancora vista come una semplice intrattenitrice del pubblico maschile; dopo l'invasione americana del Giappone, infatti, si definivano così le accompagnatrici dei quartieri di Tokyo. Con questo nome in Occidente si indica ancora adesso erroneamente la Geiko, che esprime invece la sua arte attraverso la musica, il canto, la danza e la conversazione. Ogni suo gesto deve rappresentare bellezza e armonia, e la Geiko lavora sodo per esprimere qualcosa di sublime anche nel semplice atto di versare una tazza di sakè.
Ma torniamo a Gion. Lasciata la via principale le stradine diventano pendii e davanti a noi si staglia la pagoda Yasaka, ciò che rimane di un tempio buddista una volta lì ubicato. La nostra ryokan (locanda) si trova poco più avanti, a due passi dal tempio Yasaka, nella zona est di Gion.
L'accoglienza è calda e festosa, si capisce subito che la conduzione è familiare, e anche il cagnolone che fino a un secondo prima sonnecchiava davanti alla reception viene a farci le feste. I proprietari sono incuriositi dalla strana coppia, soprattutto dall'occidentale che si rivolge a loro in giapponese; ci fanno qualche domanda discreta poi la signora ci accompagna nella nostra stanza. Il profumo dei tatami, un tavolino basso di ciliegio e dietro le porte scorrevoli l'ampia stanza da letto. Nell'angolo a destra è allestita una tokonoma, piccolo spazio che nelle case tradizionali giapponesi è dedicato all'esposizione di stampe o arrangiamenti floreali... [continua]

10 comments:

  1. è sempre colpa di un libro! :)

    ma quando ci racconti come è nata la passiamo per il giappone? e in cosa per lo specifico?

    a presto

    LaFra

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  2. Ciao LaFrancese,
    benvenuta sul mio blog :)

    La mia passione per il Sol Levante è nata spontaneamente dentro me quando ero bambina, io non ho fatto altro che coltivarla negli anni e ora... eccomi qui ^^
    A tutti coloro che mi fanno questa domanda, rimando sempre al post "Il Sol Levante ed io" (tranquilla, c'è la traduzione sotto^^):

    http://kazu-kura.blogspot.com/2007/03/giappone-e-sardegna-il-sol-levante-ed.html

    Un abbraccio e bentornati a casa!

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  3. complimenti per il tuo blog, è bellissimo! ho letto solo qualche post per ora, ma è stato "amore a prima vista" eh eh! ti aggiungo tra i miei preferiti, bye bye!

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  4. Cara Babi*
    grazie di cuore.
    Anche tu sei già tra i miei amici ^^

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  5. E' vero, anche io ho notato che le persone a Kyoto erano più aperte al dialogo ed al rapporto interpersonale.

    Io a Gion, mi ero perso e delle Geiko ho visto ben poco!
    Bè, come mi dico sempre, motivo in più per tornare!

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  6. Ti sei meritata un premio! Passa dal mio blog a ritirarlo ;-)

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  7. Cinghius- Andrea (ma hai un bellissimo nome! *_*):
    Kyoto ti aspetta ^^

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  8. Stefy:
    ma che bello, grazie *_*

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  9. Io ho visto la luce!!!!

    Verso le 11,30 di un'afosissima serata estiva kyotese... passeggiando per una stradina di Gion... pochissime persone in giro; in compenso una marea di taxi fermi ad aspettare chissà chi... canti che perforavano le pareti delle case e arrivavano fino ai nostri timpani attenti e stupiti... si apre una porta ed ECCOLE!!! Un attimo dopo avrei baciato dove camminavano...

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  10. grazie per la dritta, sono un po' pigra in questi giorni di ritorno a lavoro :)
    cmq non sono nuova ai tuoi blog, ti leggo sempre
    vado a sbirciare!

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