January 29, 2007

レストランのような路面電車。Signori, si parte.



Per quelli come me che divorano metri di scale mobili a ritmo di mp3, prendono spintoni da turisti più o meno disorientati, ottimizzano il tempo correggendo rational in 23 minuti e 37 secondi e trattengono il respiro nelle ore di punta cercando di non incrociare sguardi maliziosi, tutto ciò potrebbe sembrare sospetto.
E invece si tratta di un'esperienza unica che mai avrei pensato di fare fino a pochi giorni fa, una serata gelida di gennaio, 12 ore di stanchezza sulle spalle e, diciamolo, un pizzico di scetticismo.

Siamo a Roma, Porta Maggiore, ore 21.00.
Un compleanno a sorpresa, una trentina di invitati e diverse buste più o meno griffate che fanno capolino tra cappotti e piumini.
Ci conosciamo quasi tutti, almeno di vista, inganniamo il freddo ripetendo nomi e occasioni in cui ci siamo già incontrati.
Diversi tram sostano e ripartono, scaricando gente lanosa e frettolosa. Intorno a noi le rovine di Roma antica, arcate di travertino in cui scorreva anche l"Aqua" che mi piace pensare abbia ispirato mia madre nella scelta del mio nome.

Trenta teste si girano pian piano, il vociare si trasforma in gridolini e risate: è arrivato, è il nostro tram. È tutto illuminato e addobbato di festoni e palloncini, tovaglie colorate, tremori di candele e poltroncine imbottite.
Siamo tutti eccitati all'idea di salire e ci dividiamo in gruppetti a seconda dell'intimità. All'interno dei due vagoni sei tavoli da quattro e quattro tavolini da due.
Prendiamo tutti posto e, dopo pochi minuti, le luci si spengono. Nascondiamo le candele con le mani e guardiamo di soppiatto due figure bigie che si avvicinano frettolose.
Lui l'abbraccia premuroso e la accompagna verso noi, ma lei fatica sui tacchi alti e incespica sui binari...
Si apre la porta, si accendono le luci e scoppiamo in un fragoroso e scomposto TANTI AUGUURIIIIIII!!!!!

Signori, si parte. Tutti seduti e ridanciani, il tram che sobbalza, accanto a noi finestrini di facce stupite e stipate e automobilisti assonnati.
Il tram attraversa Piazza Vittorio, viale Manzoni, per poi regalarci la sosta davanti a una delle più belle vedute del mondo: il Colosseo di notte, con tanto di spicchio di luna.

Dalla cucina cominciano ad arrivare antipasti, drink più o meno alcolici, la musica attraversa energicamente gli anni '80.
Siamo tutti rilassati e felici, la stanchezza sembra scomparsa e dopo qualche "shottino" le risate si fanno più alte.
Primi, secondi, un gruppetto di fumatori si avventura all'aperto facendo boccacce a noi freddolosi che rispondiamo brindando alla loro salute.

La festeggiata si muove tra i tavoli scartando pacchetti e raccontando come sia stata piacevolmente raggirata dal suo adorabile maritino.
La prendiamo tutti in giro per il vestitino sexy e la ricopriamo di baci e regali. Le ore trascorrono piacevoli, tra balli scatenati e promesse di nuove serate.

Verso l'una le luci lampeggiano, signori e signore tutti in carrozza. Nel viaggio di ritorno salutiamo i vicini di macchina come scolari in gita scolastica, tutti più o meno brilli e stanchi, ma pronti a raccontare la nostra avventura ai colleghi del giorno dopo.

Assolutamente da rifare, magari in primavera. Così suggerisce il mio maldigola del "giorno dopo" :)

January 26, 2007

プッチーニの過ちだ。Tutta colpa di Puccini.


"Un bel dì vedremo
levarsi un fil di fumo
sull'estremo confin del mare.
E poi la nave appare.
Poi la nave bianca
entra nel porto...
romba il suo saluto.
Vedi? È venuto!"


Quando lessi la prima volta il libretto della Butterfly avevo circa 8 anni.
Me ne stavo lì, seduta sul parquet davanti al giradischi, il mio volto di bimba riflesso sulle ante lucide di ciliegio del grosso mobile, e passavo le ore a rovistare tra i vinili di mia madre. Starnutivo tra la polvere e mi chiedevo perché Patty Pravo non avesse le sopracciglia.
Una volta la mia attenzione venne attratta da un cofanetto rosso con sopra scritto "Madama Butterfly". All'interno un grosso disco e un libretto un po' ingiallito.
Lo lessi distrattamente senza capirne il significato. Ora conosco tutte le arie di Puccini più famose a memoria.

Madama Butterfly è una tragedia in tre atti ambientata in Giappone, per l'esattezza nel porto di Nagasaki (oggi tristemente famosa per il bombardamento atomico).
Il libretto è tratto dall'omonimo racconto di John Luther Long, dal quale il commediografo David Belasco creò un travolgente dramma al quale Puccini assistette nel 1900 a Londra. Dopo aver visto la rappresentazione, Puccini decise di riprodurre l'opera concentrandosi su quella misteriosa e affascinante figura orientale: la geisha.

Egli compose le sue arie senza essersi mai recato in Giappone, raccogliendo tutte le informazioni possibili, in particolare grazie all'aiuto dell'attrice giapponese Sada Yakko e alla moglie dell'allora ambasciatore nipponico in Italia.
La stessa cosa è successa a me, ho nutrito per anni il mio amore per il Giappone raccogliendo notizie ovunque e studiando seriamente la lingua, potendomi recare per la prima volta nel Paese del Sol Levante solamente questa estate.

La prima, disastrosa rappresentazione della Butterfly avvenne il 17 febbraio 1904 al Teatro della Scala a Milano.
Il pubblico non capì la delicatezza del dramma e, solo dopo diverse rielaborazioni, l'opera venne finalmente riproposta.

Il dramma racconta della tragica storia d'amore tra il tenente della Marina degli Stati Uniti Benjamin Franklin Pinkerton e la giovanissima geisha Cho Cho san (che in giapponese significa appunto farfalla), figlia di una famosa e ricca famiglia di Nagasaki, caduta in disgrazia dopo il suicidio del padre. Il tenente Pinkerton, follemente attratto dalla bellissima geisha, decide di sposarla per gioco e per appagare i suoi capricci ma con rito giapponese, lasciandola solo un mese dopo per tornare alla sua vera vita in America, con la falsa promessa di ritornare da lei "a primavera, quando i pettirossi fanno il nido".
Bellissima l'aria "Addio fiorito asil", dove il tenente canta il suo addio con il rimorso nel cuore. Prima di partire, Pinkerton ci rivela di amare sinceramente Butterfly, ma non può più sottrarsi al suo destino.

Butterfly persiste nel suo amore senza mai ascoltare le parole della sua fedele dama Suzuki, ne' quelle del console americano Sharpless che conosce tutta la verità.
Malgrado la totale assenza di notizie, lei lo attende fiduciosa per tre lunghi anni, ignorando una proposta di matrimonio che potrebbe riportarla a una vita agiata e continuando a sperare di vedere un giorno spuntare un fil di fumo sul mare. A tal proposito, ascoltate l'aria "Un bel dì vedremo...".
È durante un dialogo tra la geisha e il console che scopriamo il vero motivo per cui Cho Cho san non può dimenticare Pinkerton. Ella infatti gli mostra un bimbo biondo dagli occhi azzurri.
Il sensale Goro, dopo aver assistito alla scena, corre a raccontare a tutti che non si sa di chi sia figlio il bimbo.
Suzuki lo scopre e lo trascina davanti alla sua signora e, proprio mentre lei sta per pugnalarlo si sente in lontananza un colpo di cannone: è la Lincoln, la nave di Pinkerton.
Butterfly impazzisce dalla gioia e ordina a Suzuki di preparare tutto per l'arrivo del marito.
Ascoltate il brano che descrive questo momento, il Flower Duet. La potenza delle voci e la musica trascinante, crederete anche voi di impazzire insieme a Butterfly.

Come farei per un romanzo giallo, non vi racconterò il finale.
Spero di aver suscitato in voi almeno la curiosità di sapere come andrà a finire.
Se vi è possibile vi consiglio di procurarvi un'edizione della Butterfly, possibilmente cantata dalla divina, Maria Callas, e, libretto alla mano, ascoltate l'intensità dell'epilogo.
Pensate alla vostra geisha che, struggente d'amore, aspetta il suo tenente e, sardamente ostinata, ignora la dura realtà :)

January 16, 2007

ふるさとが変わっちゃった。Ricordi di infanzia.

私が生まれた所はサルデーニャ地方の町です。ローマに引っ越しして以来、クリスマス休みはいつもサッサリへ戻って、家族と一週間を過ごすようになりました。そうして、もう12年間が過ぎました。
子供のときはうちの近くに すごくきれいなオリーブ園がありました。小学校から帰宅の途中でいつもそこによって、木の音を聞くのが大好きでした。雨のときにゆっくり散歩して、土のにおいをかぎました。
そこは今、ずいぶん変わってしまいました。オリーブ園がほとんど消えて、建物がたくさんできました。大きいデパートもできたので住民はみんなは嬉しいですが、私は本当にさびしいです。
Sono trascorsi già dodici anni da quando mi sono trasferita a Roma. Ogni anno, però, in occasione delle feste natalizie trascorro almeno una settimana con la mia famiglia nella mia città di origine, Sassari.
Quando ero bambina nei dintorni di casa c'era solo un bellissimo oliveto. Al ritorno da scuola amavo passeggiare sotto quegli alberi, ascoltando il rumore del vento tra i rami e odorando la terra nei giorni di pioggia.
Ora tutto è diverso. Al posto dell'oliveto ci sono nuovi e alti palazzi, e un animato centro commerciale dove la gente fa spese e si incontra. Sembrano tutti così felici, ma a me manca tanto il mio oliveto...

January 09, 2007

ローマ日本文化会館。 Il mio rifugio, due volte a settimana

Foto tratta dalla welcome page dell'Istituto Giapponese di Cultura, Roma

Poche cose mi danno questo senso di felicità e completezza nel sentire che gli sforzi fatti porteranno a dei risultati concreti. Sto parlando del mio corso di lingua giapponese all'Istituto di Cultura Giapponese di Roma. Da circa tre anni, due pomeriggi a settimana provo l'emozione di varcare la soglia di un edificio etereo e silenzioso, spesso piacevolmente sorpresa dalla bellezza della mostra in corso. Quando entro all'Istituto tutte le ansie lavorative e personali in un attimo si dissolvono, e in me c'è solo la voglia di entrare in biblioteca per approfondire la lezione precedente o anticipare quella nuova. E poi che bello quando alla spicciolata arrivano i miei compagnetti di corso, sembra che il tempo si annulli e ci si prepari ad affrontare una nuova avventura tutti insieme (qualche volta anche il kanji kuizu!!!) :)
Dall'8 gennaio sono dinuovo felice! www.jfroma.it

January 01, 2007

あけましておめでとうございます! Buon Anno 2007! *(^_^)*


皆さん、2007年始まりました。あけましておめでとうございます!
La mia prima settimana dell'anno nuovo: non ho messo neanche un chilo dopo le feste, ho maturato gli interessi di un investimento e ho pranzato da Rokko con la Stefi. Davvero un ottimo inizio!