Yuka-chan impegnata in una delle sue attività preferite
Beccatevi questo monologo sardonipponico di una assolata mattina di mezza estate.
Location: la mia scrivania (tutta vetro e acciaio, oh si, presa da Nissen.jp con il 30% di sconto), nel mio appartamento al 4° piano, spazzato da un vento incredibile (ho appena visto una mutanda volare, tranquilli non è la mia).
Se non fosse per la mia incontrollabile necessità di incontrare, studiare e mischiarmi con gli altri esseri viventi, la mia vita potrebbe benissimo svolgersi tra computer, frigorifero e letto.
Triangolazione assolutamente plausibile, se consideriamo i molteplici tipi di lavoro online oggi disponibili che non prevedono necessariamente il contatto umano.
Tra di essi c'è sicuramente il desktop publisher freelance; figura che a Tokyo (e non solo) va moltissimo di moda.
Pensateci: per le Aziende significa spese di energia, affitto, mezzi di trasporto ecc. relative al dipendente praticamente azzerate. Il contatto con il collaboratore esterno avviene quasi esclusivamente via e-mail, e da esso ci si aspetterà semplicemente che consegni il lavoro nei tempi e nelle modalità pattuite. Poi, che dietro a quello schermo ci sia una donna, un anziano, una gattina di lana con poteri paranormali o chi più ne ha più ne metta, beh tutto ciò non rientra nelle dinamiche aziendali.
Ora però non illudetevi. Per lavorare con una certa responsabilità a Tokyo, la conoscenza quasi eccellente del giapponese non è un optional.
Il vero problema consiste nel fatto che questa lingua è costituita a mio avviso da uno scarso 30% di vocabolario scritto (o meglio formule verbali schematizzate) e da un abbondante 70% di linguaggio segreto e ignoto al resto del mondo.
Pensate semplicemente a come si rifiuta il sacchetto di plastica al supermercato. La cassiera vi chiederà se avete necessità di esso, e voi risponderete letteralmente "si". Ebbene, questa risposta significa no.
Ma lasciamo queste tematiche a post futuri, e torniamo al punto.
I miei sette anni da freelancer in Italia mi hanno trasformata, sicuramente indurita e indirizzata al pragmatismo, ma non ho mai sentito la necessità di rinunciare al contatto umano con il Cliente (sebbene in alcuni e per fortuna rari casi avrei preferito vederlo giusto in... cartolina).
In una società quasi esclusivamente basata sulla comunicazione digitale come quella delle metropoli giapponesi, dove tempi e spazi si dilatano inesorabilmente, perdere la cognizione del tempo e degli affetti è una condanna inevitabile.
All'inizio, nel pieno della mia italianità, mi sforzavo di incontrare gli amici, facendo salti mortali tra impegni improrogabili di tutti e districandomi tra catene infinite di messaggini decorati e scoppiettanti, che finivano regolarmente con un punto di domanda. E vai ancora di reply all...
Nei colloqui professionali cercavo sempre di esaltare il lato umano di questo bellissimo e inutile lavoro, riuscendo a strappare un sorriso al tantō di turno condividendo, attraverso le mie esperienze, un pezzettino di mondo esterno con i miei interlocutori. Confesso con orgoglio di aver anche ricevuto una lettera di ringraziamenti scritta a mano da quella che pensavo fosse la str...a di turno, che invece si augurava sinceramente di potermi rincontrare, prima o poi.
Dopo un anno sono letteralmente sfinita. E il bello è che sono solo all'inizio :)
Comunque state tranquilli, per me e Yuka-chan niente lavori da robottino per il momento.
Anzi, continuiamo a farci piacevoli chiacchierate lavorative e non con i nostri amati Clienti dell'IICT (sempre viva l'Italia), e in più serviamo soffici o fumanti drink agli strampalati clienti dello Starbucks di un noto ospedale internazionale del Centro.
Gli amici continuiamo a vederli, quelli importanti e che si contano nelle dita di una sola mano, conscie del fatto che anche noi siamo finite nella loro stessa condizione. Tutti gli altri, in particolare i giapponesi mascherati da italiani che, una volta compiuto il rimpatrio, si sono trasformati in tanuki, beh quelli li lasciamo felicemente al loro destino.
E ora ritiro il bucato prima che diventi una serigrafia del grattacielo qui davanti :)
Un frappuccino per favore. tu hai visto una mutanda?
ReplyDeleteIo ho visto uno stendino completo volare giu.
inoltre il tavolo dell` ikea ha percorso tutto il terrazzo per lungo.
Ciao Luca!!! Il vento è a tuo favore, se prendi il deltaplano sei qui in 45 minuti (posso offrirti un ottimo caffè turco, ti aspetto) :D
ReplyDeleteCiao Kazu forza! (gambattè?) Ricorda i biscottoni di Fonni ke ti aspettano morbidi e dolci prima che te li facciano fuori
ReplyDeleteGrazie Bruno, per il duplice sostegno morale-mangereccio :D Stasera porto la tua bella al Matsuri!!!
ReplyDeletePS. "ganbatte" senza accento sulla "e" ;)
Cavolo ...la mia mutandaaaaaa nooooooooo ....:DDD
ReplyDeleteUN salutone
Tore
ahahha che bello, chissa quella poveretta che non troverà+la sua mutanda..penserà che sia stato happosai.
ReplyDeletecmq è vero, a volte è difficile trovare il tempo x vedere gli amici, capita anche a me.
che invidia che mi fai :)
Bello sorellona! Bel post davvero!! Nonostante mi avessi anticipato di Starbucks non ne sapevo assolutamente nulla!! Sono sicuro che tutto andrà alla grande lì, vorrei essere lì per poterti chiamare e dirti "sto venendo da te, si va in giro"! Spero che almeno questo pianificato mese lì si avveri!!
ReplyDeleteOgnuno ha il suo Tanuki personale, ne?!
Tore: infatti mi sembrava di aver visto la bandiera dei Quattro Mori stampata su quella mutanda... :D
ReplyDeleteMatro155: Benvenuto/a nel mio blogghetto. PS. perché ti faccio invidia??? :)
Fratellino: vediamo quanto dura... ehehhehe. PS. Ti devo portare in troppi posti, puoi prendere almeno 3 mesi di vacanza??? :*
Beh per ora già avere un mese è una grande cosa!!! Arrivoooo
ReplyDeleteSì, bel post, concordo con Nicola! Ti immagino al counter con le manine giunte in grembo, col tuo grembiulino nero (o verde bottiglia? non ricordo..) a dire: IRASSHAIMASEEEEEEE/MATA OKOSHIKUDASAIMASE.Ma gli amici possono passare a salutarti mentre lavori?Perchè in tal caso una sorpresina appena ci siamo stabiliti a Ottobre...
ReplyDeleteAhi ahi ahi Sara-chan, confessa non sei esattamente una gran frequentatrice dello Starbucks :D Niente "irasshaimase" ecc, i saluti tipici giapponesi sono vietati dalla policy.
ReplyDeletePS. il grembiule nero è solo per i (rarissimi) sommelier del caffè, tutti gli altri "green apron" ;)
PS2. vi aspettooooo